Dopo aver rilasciato gli aggiornamenti per coprire le falle, le software house proseguono i test per verificare quanto sia rilevante l'impatto prestazionale che dovrebbero notare gli utenti.
La prima a parlare è Microsoft con Terry Myerson (Executive Vice President di Windows and Devices Group) per quanto riguarda Windows 10. Anzitutto, egli ha comunicato l'impegno nel proteggere i clienti con un supporto su 45 edizioni di Windows di cui 41 hanno già disponibile la patch correttiva su Windows Update.
I test per conoscere l'impatto prestazionale sono ancora in corso ma ci sono già i primi risultati:
- Windows 10 con CPU nuove (architetture dal 2016 Skylake, Kaby Lake o più recenti): i test mostrano un rallentamento a singola cifra, ossia la maggior parte degli utenti non noterà alcun cambiamento dato che si parla di millisecondi;
- Windows 10 con CPU datate (architetture dal 2015 Haswell o più datati): alcuni test mostrano dei rallentamenti rilevanti per cui sono attesi alcuni feedback da parte degli utenti;
- Windows 8 e Windows 7 con CPU datate (architetture dal 2015 Haswell o più datati): la maggior parte dei test mostrano rallentamenti rilevanti per cui sono attesi molti feedback da parte degli utenti;
- Windows Server con tutte le CPU: i test mostrano un impatto rilevante soprattutto nei carichi che svolgono molte operazioni di I/O e quando viene abilitata la mitigazione per isolare il codice non attendibile all'interno di un istanza di Windows Server. Per questo è necessario prestare attenzione a valutare il rischio del codice non attendibile per ogni istanza di Windows Server e bilanciare la sicurezza rispetto alle prestazioni dell'ambiente.
Lo sviluppo continuerà in base ai risultati dei test e, probabilmente, arriveranno altri aggiornamenti affinchè possa essere migliorata ulteriormente la stabilità, sicurezza e prestazioni del sistema. Ciò non toglie che la soluzione definitiva è solamente una, ossia progettare nuove archittetture.